Lo scopo delle bufale

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Lo scopo delle bufale

Coloro che creano queste bufale sono dei veri delinquenti della comunicazione. Kyenge non ha mai proferito tali parole. Qualcuno ha creato la notizia appositamente per far passare un contenuto nascosto. Apparentemente si parla di referendum, ma lo si accosta subdolamente al razzismo, utilizzano l’ex-ministro Kyenge come veicolo e bersaglio. Lo scopo di questo metodo di veicolare i significati è quello di indurre una reazione non cosciente nel lettore ed al contempo di creare una “cornice di consenso” attorno ad idee che il lettore non approverebbe se utilizzasse il ragionamento ma che penetrano nella sua mentalità attraverso le reazioni emotive acritiche. Così, chi è convinto sostenitore del NO al referendum, si sente offeso a sentirsi dare del razzista, e “pensa”: “ma questa è proprio una scema! Cosa c’entra il NO con il razzismo?” Passaggio successivo, sempre inconscio, se questa persona è così stupida forse si meritava gli insulti razzisti dei quali è stata oggetto. Infine la reazione del lettore, insulti verso Kyenge, scopo principale della comunicazione, perché le reazioni sono contagiose ed inducono altre reazioni oltre che a cliccare e condividere la notizia. Chi opera in questo modo si prefigge un duplice scopo, carpire clic per guadagnare attraverso la pubblicità, e creare un area di “consenso” inconscio attorno ad idee inizialmente non condivise dal lettore nonché screditare il proprio bersaglio, Kyenge.

Grillo ha sempre ragione.

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Hanno candidato Prodi alle quirinarie.

Poi pubblicano una cosa del genere e nessuno lo nota. E’ un esperimento di psicologia di massa?

“Grillo ha sempre ragione”.”Chi contesta Grillo è un troll”.”Chi non vota M5S è un piddino che vota Renzi”.”Chi mette in dubbio l’efficacia dei soldi restituiti ai cittadini dal M5S è un ladro o un mafioso”.”I giornalisti sono tutti mentitori e solo il blog fa informazione corretta”.”Se lo dice il blog, TzeTze, La Fucina o La Cosa deve per forza essere vero”.”Se sostieni qualcosa di contrario al blog devi citare fonti attendibili, non la stampa, non i giornalisti, non una fonte indipendente, quelli sono tutti pagati da Renzi”.

Se avete frequentemente pensieri come questi e magari li ripetete continuamente su internet in modo compulsivo senza accorgervi dei messaggi contraddittori o avete sintomi simili, dovreste seriamente preoccuparvi, siete stati contagiati da una nuova malattia, la sindrome del cervello lavato. Questa malattia è stata progettata in laboratorio e viene diffusa sul web in modo virale a tutte le potenziali cavie, con somministrazione di dosi progressive di propaganda, poi viene rilevato, sempre attraverso il web, lo stato di salute dei soggetti contagiati. Se la percentuale di cavie malate non aumenta allora la propaganda o la strategia di diffusione viengono adeguate per ottenere risultati migliori. Questo circolo vizioso è molto difficile da interrompere, perché come in molte altre malattie psichiche naturali, il malato non si rende conto del proprio stato e lavora inconsapevolmente in difesa della propria malattia.
Tuttavia una cura esiste, essa non consiste nel controbattere al paziente, ciò avrebbe l’effetto contrario di rafforzare l’atteggiamento aggressivo in difesa della propria patologia a causa dei meccanismi di identificazione, sfruttati dalla strategia di condizionamento di massa, applicate dagli sperimentatori. L’unica cura efficace non deve essere applicata ai pazienti ma alla malattia stessa ed ai suoi inventori. Le cavie vanno quindi studiate in modo quasi silenzioso, analizzando le loro reazioni agli esperimenti a cui di volta in volta sono sottoposte. I dati rilevati vanno poi utilizzati per demistificare le fonti di condizionamento, agendo direttamente contro gli sperimentatori, se possibile confondendosi con le cavie e gli sperimentatori stessi. Per questo è evidente che si deve riuscire a distinguere le une dagli altri per evitare errori.

Invito quindi chi conosce i collaboratori della Casaleggio Associati e i loro account sui vari social network, a contribuire a stendere una apposita lista.